Il Mantello Di Merlino (Agenzia Investigativa Dei Druidi #1) [ITALIAN] Leggi oggi!
Il Mantello Di Merlino (Agenzia Investigativa Dei Druidi #1) [ITALIAN] Leggi oggi!
Il velo è sottile, trasuda oscurità. E noi siamo i soli a frapporsi tra esso e la nostra città.
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Mia moglie, Emilie, e io siamo più che semplici detective. Siamo più che druidi.
Siamo l’ultima linea di difesa contro l’ondata crescente del caos. La magia, accessibile solo a pochi, ora sanguina come una ferita zampillante, sputando creature mitologiche e incubi nel nostro mondo.
Questi mostri non hanno buone intenzioni. Dietro di sé, lasciano una scia di cadaveri, cacciando però un bersaglio specifico: il bambino che vive sotto il nostro stesso tetto - Merlino.
Sì, quel Merlino. Crescere un mago leggendario nel 21° secolo è una sfida, ma tenerlo al sicuro da antichi nemici determinati a modificare il suo destino è un vero incubo.
Con queste creature assetate di sangue a piede libro, la città è in pericolo. Chi ha lacerato il velo? Chi brama il sangue di Merlino? E potremo fermarli prima che mettano a tacere il più grande stregone della storia, portando numerosi innocenti con lui?
Questa è la nostra storia. Come siamo diventati più che druidi, ma protettori – l’Agenzia Investigativa dei Druidi. Siamo l’ultima linea di difesa contro un’oscurità nata dai profondi recessi della mente umana.
Se noi falliamo, se Merlino cadrà, la storia verrà distrutta. E i mostri non si fermeranno con lui.
Il Mantello di Merlino è il primo libro in una serie unica nel suo genere. In cui Harry Potter incontra Harry Dresden, con la grinta de Le Cronache dell’Ultimo Druido e l’azione mozzafiato di un thriller moderno. Preparatevi ad affrontare bestie itologiche, svelare antiche cospirazioni e scoprire i veri mostri, quelli che creiamo noi stessi.
Questo non è soltanto un caso. Bensì una battaglia per il passato, il presente e il futuro.
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La creatura ombra emerse dalla foresta, una contorta massa di oscurità da cui scaturivano scie di fumo come un incubo vivente. Gli occhi rossi si mossero nel buio, fissando su Merlino uno sguardo da predatore che trasformò il mio sangue in ghiaccio.
Quell’essere voleva mio figlio!
Tirai fuori il mio bastone e una luce smeraldina si palesò tra me, Merlino e il mostro. Emilie tirò Merlino dietro di sé, proteggendolo con il suo corpo, mentre faceva scivolare le dita verso il coltello che portava al fianco.
La creatura avanzò, le ossa sporgevano dal corpo amorfo come frammenti seghettati. Si muoveva con un’andatura innaturale, sembrava essere una via di mezzo tra un’ombra e un essere solido. Dalle sue fauci emerse un basso brontolio, un verso di trepidazione.
Strinsi forte il bastone. “Non dovresti infestare gli armadi?”
La creatura reagì con un grido e mosse gli artigli verso il mio volto. Riuscii a evitarli; poi, mossi il bastone, dando vita a una folata di vento che diressi contro il fianco della creatura. Questa assorbì il colpo come fumo, poi si scagliò di nuovo contro di me.
Riuscii appena a schivare il colpo successivo. “Chi ti ha mandato? È stata Morgana?”
La creatura m’ignorò, tenendo lo sguardo fisso su Merlino rannicchiato dietro Emilie, che aveva in mano il pugnale, la cui lama luccicava nella luce fioca.
“Dovrai passare sul mio cadavere,” ringhiò lei.
L’essere emise un gemito assordante che provocò dolore nel mio cranio. In un attimo mi sfrecciò davanti e artigli scuri si diressero verso mio figlio.
Ero furiosa, di una rabbia bollente e viscerale.
Quest’essere voleva far del male alla mia famiglia? Col cavolo.
Con un urlo gutturale, evocai un vortice di vento e luce, che colpì al fianco la creatura, scaraventandola contro un albero, con un rumore fragoroso.
“Dobbiamo portare Merlino via di qui!” gridò Emilie al di sopra del vento che ululava.
Annuii, senza mai distogliere lo sguardo dalla creatura, che frattanto si stava rialzando dal tronco d’albero frantumato. Un nero umore iniziò a sgorgare dai suoi lembi fratturati, ma non mostrò alcun segno di dolore o sforzo. A quanto pareva, il mio attacco era servito solo a irritarla ulteriormente.
Fece oscillare il capo in modo innaturale, poi fissò su di me gli occhi, che bruciavano di una luce infernale. Un verso stridulo eruppe dal profondo del suo petto.
Mi affrettai a stringere di più il mio bastone. Non era più il momento di esitare: bisognava porvi fine.
L’aria circostante crepitava di potere, mentre evocavo tutta la forza degli elementi. “Em, porta via Merlino!”
Emilie prese Merlino tra le braccia, stringendolo a sé, e si allontanò. Il corpicino tremava contro quello di lei, il viso sepolto nell’incavo del collo di Emilie.
“Va tutto bene, tesoro, ci sono io,” mormorò lei.
La creatura caricò con un grido gutturale, gli artigli neri fendettero lo spazio proprio dove noi ci trovavamo. Scagliai in avanti il bastone, un bagliore di luce eruppe dalla punta colpendo la creatura direttamente nel petto distorto. Emise un gemito soprannaturale, contorcendosi mentre una scarica elettrica attraversava la sua sagoma oscura.
Proseguii il mio attacco, evocando un forte uragano e un’esplosione di fiamme. La creatura si contorse sotto l’assalto, urlando rabbiosa. Ma iniziai a cogliere un segno di debolezza: la sua forma iniziò a dissolversi ai margini. La mia magia stava lasciando il segno!
Con un ultimo grido disperato, la creatura si lanciò su di me, protendendo gli artigli nel disperato sforzo di portare a termine il suo compito. Gli tenni testa, evocando radici, affinché emergessero dal suolo. Mi ascoltarono e spessi tentacoli legnosi avvolsero il corpo della creatura, trascinandola verso il basso, mentre si agitava e contorceva.
“Questa è la fine,” ringhiai a denti serrati. L’aria crepitò, mentre evocavo ogni frammento di magia che mi restava, concentrandola in un ultimo colpo finale. Gli elementi, da soli, non erano stati sufficienti. Quell’essere sembrava la personificazione della morte. Quale poteva essere la risposta a una cosa simile?
Pura Awen, la magia dell’Albero della Vita, il potere della creazione! Il mio bastone fu completamente avvolto dall’energia della natura, che estraevo dall’umidità nel terreno. Non avrei potuto attingere ad Awen da una forma tanto grezza altrove, ma l’Altromondo nutriva queste terre. Un’esplosione di energia smeraldina avvolse la creatura, bruciando l’ultimo frammento della sua essenza oscura, finché non restò altro che silenzio.
Ansimante, mi voltai e vidi Emilie guardarmi con sollievo e orgoglio, mentre stringeva nostro figlio tra le braccia, tenendolo al sicuro. L’avevamo protetto, per il momento. Ma lessi negli occhi di mia moglie una amara consapevolezza: i nostri ostacoli erano ben altro che terminati. Il destino di Merlino incombeva ancora su di lui, la sua ombra era inesorabile come la marea.
Non era stata la prima volta che qualcuno era uscito dal portale, oltrepassando il tessuto temporale, per porre fine all’eredità di mio figlio, persino prima che cominciasse. Ma c’era qualcosa di diverso, di insolito in quest’ultimo incontro.
Non avevo mai visto niente del genere.
Era uno spirito oppure un mostro in carne e ossa? A quanto pare, un po’ di entrambi. E perché si era avventurato così vicino alla contea? Qui la magia, le fonti di Annwn scorrevano attraverso la terra, solitamente impedendo alle creature come quella di invadere il nostro piccolo Eden negli Ozarks.
Con il respiro pesante, mi poggiai al bastone per sostenermi; l’adrenalina stava calando ed avvertivo lo sforzo fatto. Ancora una volta, nei boschi non restava alcuna traccia dell’attacco che avevamo subito dalla creatura. Emilie avanzò, un braccio avvolto con fare protettivo intorno a Merlino, mentre l’altro lo allungò verso di me.
“Stai bene?” chiese, con la preoccupazione negli occhi, mentre cercava di verificare lo stato delle mie eventuali ferite.
Riuscii ad annuire stancamente. “Niente che un pasto caldo non possa sistemare,” risposi con un sorriso affaticato.
Mia moglie sapeva che stavo mentendo. Lo leggeva sul mio volto con la stessa chiarezza, con cui io notavo la sua preoccupazione per me. Ma non potevamo mostrare la nostra paura. Non potevamo far sapere a Merlino che eravamo spaventati.
Perché quando eventi simili iniziavano a verificarsi, specialmente quando coinvolgevamo il nostro retaggio leggendario, non avevano fine. Il nemico che avevamo affrontato nei boschi era soltanto la punta dell’iceberg.
Qualcuno ne era il responsabile. E chiunque, o qualunque cosa fosse, non avrebbe mollato l’osso con facilità.
Inghiottendo la sua trepidazione, Emilie si voltò per concentrarsi su Merlino. “E come sta il mio maghetto? Sei stato tanto coraggioso laggiù.”
Merlino ci scrutò con grandi occhi che avevano visto troppo per la sua età. Aveva solo dieci anni, dopotutto. Ma ci rivolse un piccolo sorriso.
Mi si gonfiò il cuore, pensando con dolore al fardello che era stato posto sulle spalle di chi avrebbe dovuto essere privo di preoccupazioni. Gli scompigliai i capelli. “Coraggio, torniamo a casa.”
Il tragitto di ritorno fu silenzioso, mentre ognuno di noi elaborava l’attacco a modo proprio. Ma, quando le mura di quercia vivente della nostra contea apparvero alla nostra vista, mi rilassai. Questa dimora, lasciatami dai miei genitori, anch’essi druidi,era ben più che un0abitazione. Le sue radici affondavano fino all’Altromondo e attingevano alla magia antica. La fonte sotto la nostra casa era impregnata dalle acque di Annwn.
Lì potevamo considerarci al sicuro. Quella che avevamo subito, era stato l’attacco più vicino alla nostra casa da oltre una decade.
Merlino corse immediatamente all’angolo dove lo attendevano le sue cose: una collezione di matite di carbone e una dozzina di tavole per scrivere del “Grande Capo”.
La maggior parte dei bambini dell’età di Merlino amavano i videogiochi. Talvolta le action figures. Merlino però era differente, più introverso della persona che mi sarei aspettato sarebbe diventato, data la sua reputazione futura nella storia. Ma aveva una lunga strada da percorrere.
Ogni volta che era nervoso, disegnava. Merlino non conosceva il vero scopo di colui che un giorno sarebbe diventato. Io ed Emilie pensavamo che l’opzione giusta fosse proteggerlo, al momento. Un ragazzo non doveva crescere con quel genere di fardello. Come avrei dovuto dire a un bambino che prima o poi sarebbe cresciuto, diventando uno dei più potenti stregoni della storia, che avrebbe dovuto lasciare il nostro mondo, tornare indietro nel tempo, e aiutare a crescere un giovane re e i suoi cavalieri della tavola rotonda?
Se il destino era davvero immutabile, lo avrebbe scoperto col tempo. Glielo avremmo detto al momento giusto.
Naturalmente, sapevamo soltanto chi lui era davvero, perché la sua identità settantenne ci aveva avvisato ancora prima della sua nascita. A quell’epoca non stavamo ancora insieme, eravamo solo amici. La madre biologica di Merlino, Joni, aveva un peso da portare, a sua volta: un retaggio che la legava a un regno di tritoni nei Caraibi. Era un richiamo che non aveva potuto ignorare. Ed era la peculiare combinazione dell’eredità di Joni e della mia, che conferiva a Merlino un tale potere. Un potere che era cresciuto con il tempo.
Il mio “sacro” dovere era proteggere il ragazzo fino al compimento della maggiore età. Questo mi aveva detto, in ogni caso. Ma sapevo che c’era ben altro. Ero un padre! Cosa che aveva la priorità. I sacri doveri e il destino si sarebbero presi cura di sé.
Avevo amato Emilie sin dalla nostra infanzia. Suppongo di esserle sempre piaciuto anche io. Era una di quelle situazioni in cui entrambi volevamo stare insieme, ma eravamo spaventatissimi all’idea di rovinare l’amicizia, pertanto nessuno di noi osava fare la prima mossa.
Ma quando Joni se ne andò, ed ebbi nostro figlio, Emilie venne a salvarci. Era più di una moglie per me. Era diventata un bardo. Con le sue canzoni e i suoi strumenti, riusciva a fondere visioni dei racconti degli anziani. Coglieva stralci del futuro. Talvolta, in un combattimento, se lei aveva il violino con sé, la sua magia mi conferiva una frazione di secondo di vantaggio precognitivo. Potevo vedere l’attacco di un nemico poco prima che si verificasse.
Ma era solo da pochi anni che eravamo stati costretti a combattere con frequenza. Eravamo druidi. Lottare non era nella nostra natura. Amavamo la pace. Veneravamo la natura. Onoravamo l’equilibrio.
Ma, se dovevamo combattere, eravamo in grado di liberare la furia della terra e i poteri dell’Altromondo, per proteggere ciò che era buono.
Emilie avvolse un braccio intorno alla mia vita.
Feci un respiro profondo, lasciandomi invadere dal calore e dalla luce che riempivano la nostra casa. Ma la pace fu breve.
“Papà! Mamma!” Merlino tornò di corsa nella stanza, la sua tavoletta troppo grande stretta tra le mani. “Quel mostro. L’ho già visto. Nei miei disegni.”
Ci passò con ansia la tavoletta. Io ed Emilie ci scambiammo un’occhiata, mentre osservavamo il contenuto che aveva affascinato nostro figlio.
Il carbone rivestiva ogni pagina, ciascuna colma di schizzi meticolosi della creatura oscura che avevamo appena affrontato. Le membra contorte, ogni tratto appuntito, erano stati riprodotti perfettamente dalla manina di Merlino.
Feci un forte respiro. Un bambino poteva certo scarabocchiare mostri immaginari, ma la precisione di quei disegni generò un brivido lungo la mia schiena. Merlino non aveva mai visto quella creatura prima di oggi, eppure l’aveva replicata perfettamente… come se l’avesse studiata nei minimi dettagli.
“Come… come hai fatto a disegnarlo?” chiese Emilie con gentilezza.
Merlino scrollò le spalle, aggrottando un sopracciglio. “L’ho solo visto nella mia testa, e ho dovuto disegnarlo. Pensavo che fosse bello, ma…”
Bello non era l’aggettivo che avrei usato. Un presentimento si insinuò in me, mentre i tasselli si incastravano tra loro. Non c’era nessuna coincidenza. L’attacco, i disegni… c’era qualcosa di più grande in ballo. Emilie incontrò il mio sguardo, la stessa realizzazione si rifletteva nei suoi occhi.
Nostro figlio era speciale. Aveva un dono. E c’erano forze oscure in questo mondo che avrebbero cercato di estinguere la sua luce, persino prima che avesse una possibilità di risplendere. Ma non lo avremmo permesso. E non solo perché il destino aveva dei piani per Merlino… ma perché lui era nostro figlio.
Scompigliai i capelli di Merlino, facendo del mio meglio per rivolgergli un sorriso rassicurante, sebbene, in realtà, fossi spaventato. “È un disegno incredibile, figliolo. Ma penso che sia ora di andare a letto.”
Merlino s’incupì. “Ma non sono stanco!”
Emilie gli avvolse un braccio intorno alle spalle. “Lo so, tesoro. Ma è stata una lunga giornata. Vieni, ti rimbocco le coperte.”
Quando accompagnò Merlino di sopra, io iniziai a disporre delle difese intorno alla contea. Tracciai rune di protezione nelle mura di quercia, sussurrando parole di fortificazione. Quei segni emanarono un lieve bagliore, attivando la magia.
Non sarebbe bastato. Lo sentivo nelle ossa. Qualcosa di oscuro sarebbe giunto per mio figlio e le semplici mura non sarebbero state sufficienti per tenerlo a bada.
Emilie tornò di sotto, con un’espressione triste. Sapevamo entrambi che quella notte non saremmo riusciti a chiudere occhio.
“I segnali sono chiari,” dissi. “Si sta palesando il destino di Merlino. E ci sono coloro che desiderano impedirne il suo compimento.”
Emilie annuì. “Se solo sapessimo chi… o che cosa.”
Serrai i pugni. In quanto druido, avevo giurato di agire in nome dell’equilibrio per tutta la vita. Ma, se qualcuno avesse minacciato di nuovo la mia famiglia, allora non avrebbe trovato altro che furia.
“Lo scopriremo,” giurai. “E saremo entrambi pronti!”
Lo avrei tenuto al sicuro da qualsiasi cosa fosse venuta a cercarlo. Merlino avrebbe compiuto il suo destino. Me ne sarei assicurato.
A rischio di stravolgere il mondo intero.
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